Errare humanum est…e di certo anche nel processo di coniazione, essendo pur sempre basato direttamente o indirettamente su un’attività umana, si possono verificare degli errori più o meno rilevanti ed è proprio di questi che ci occuperemo in questa sezione del sito. Tuttavia, è prima utile partire definendo cosa si intende per “errore di coniazione”.
Una moneta con un errore di coniazione viene solitamente definita come una moneta che presenta un’anomalia dovuta ad un malfunzionamento involontario di una o più fasi del processo di coniazione. Spesso gli errori di coniazione vengono confusi con le varianti, in quanto in alcuni casi l’errore si può riprodurre allo stesso modo su uno svariato numero di monete. In questo caso si parla di errori “ripetitivi”. Si pensi ad esempio alle 5 lire 1989 con il timone rovesciato. Come vedremo, questo errore di coniazione è il risultato di un errato orientamento dei conî nella pressa monetaria.
Tuttavia, è importante sottolineare che, a differenza degli errori di coniazione, una “variante” è una moneta che non presenta alcuna anomalia in quanto il processo di coniazione ha funzionato correttamente. Malgrado ciò, si distingue da una “normale” moneta per il fatto che ad un certo punto del processo di coniazione la Zecca ha volontariamente modificato le impronte della moneta. Tale modifica non deve però essere finalizzata a correggere un errore commesso nella precedente “versione” della moneta, come invece può avvenire negli errori di coniazione, bensì a modificare alcune caratteristiche d’ordine grafico, quali ad esempio la disposizione delle scritte e dei numeri, la grandezza dei busti o degli stemmi.
A titolo esemplificativo, costituisce una variante le 5 lire 1954 con firma dell’incisore “Romagnoli” posizionata ad un millimetro dal bordo. Infatti, nel corso del 1954 la Zecca ha modificato il conio del diritto della moneta da 5 lire, cambiandone alcune caratteristiche, tra cui appunto la posizione della firma dell’incisore. Pertanto, tutte le monete coniate dal 1951 al 1953 presentano la firma distanziata dal bordo, mentre le monete coniate dal 1955 al 2001 presentano la firma vicina o attaccata al bordo. Con riferimento al 1954 (anno della transizione), alcune monete presentano la firma distanziata, altre (più numerose) presentano la firma vicina al bordo. Per uno studio completo sull’analisi delle varianti del dritto delle 5 lire Delfino si rimanda alla lettura dell’apposita sezione (CLICCA QUI).
Peraltro, a rigore, la “variante” dovrebbe essere la moneta con la firma vicina al bordo, visto che è essa a discostarsi dall’impronta precedentemente utilizzata. Tuttavia, siccome la prima versione del conio è meno comune, si è stabilito convenzionalmente che la variante è la moneta che presenta la firma dell’incisore “Romagnoli” posizionata ad un millimetro dal bordo. Ad ogni modo, a prescindere da quale sia la variante, è importante evidenziare che la modifica del conio non era finalizzata a correggere alcun errore, bensì si è probabilmente resa necessaria al fine di sostituire il punzone tipo, forse a causa del rilevante quantitativo di monete coniate fino al momento del cambio, ed è questo l’aspetto che caratterizza le varianti.
Diverso è, invece, il caso delle 1000 lire 1997 “Germania divisa”. Anche in quell’occasione il conio – in questo caso del rovescio – è stato modificato in corso d’anno. Tuttavia, la modifica si è resa necessaria, a seguito di numerose polemiche, al fine di correggere un errore di coniazione ed in particolare un errore di rappresentazione grafica dei confini geografici della Germania. Pertanto, le 1000 lire 1997 “Germania divisa” vanno più correttamente qualificate come un errore di coniazione e non come una variante.
Questa sezione del sito si occuperà unicamente degli errori di coniazione. Per una trattazione delle varie varianti si rimanda alla sezione apposita.
Ciò posto, va innanzitutto evidenziato che gli errori di coniazione collezionabili e degni di attenzione da parte dei collezionisti sono quelli prodotti involontariamente ed entrati in circolazione accidentalmente.
Tuttavia, non tutti gli errori di coniazione che si trovano in commercio hanno questa origine, visto che gli stessi possono anche essere:
- prodotti involontariamente, ma portati fuori illegalmente dall’Officina Monetaria, invece di essere annullati;
- realizzati di proposito da un addetto disonesto della Zecca e fatti uscire illecitamente dall’Officina Monetaria. A titolo esemplificativo, il Corriere della Sera del 9 gennaio 2002 scriveva: “a novembre un dipendente della Zecca venne denunciato dopo essere stato sorpreso, al termine del suo turno di lavoro, con monete da 2 euro coniate su tondini da 1 euro nascoste dentro la cintura”.
Gli errori di coniazione che hanno questa origine, oltre ad avere scarso interesse numismatico, non possono essere collezionati. Infatti, il loro possesso è illegale e può essere sottoposto a sequestro da parte delle Forze dell’Ordine: la normativa italiana prevede, infatti, che le monete in circolazione debbano essere conformi alle caratteristiche riportate nel decreto ministeriale che ne ha autorizzato la circolazione. Ora, è altresì evidente che con riferimento alle monete in lire (sia del Regno che della Repubblica) il sequestro non possa più di fatto avere luogo, visto che le stesse sono ormai fuori corso legale da un periodo di tempo sufficiente a prescrivere i relativi reati.
Discorso ovviamente diverso va fatto per le monete in euro che, essendo ancora in circolazione, possono essere tutt’oggi oggetto di sequestro. Come peraltro è avvenuto in passato con le monete 20 eurocent Italia 1999 e l’eurocent “mole”, quest’ultimo attualmente “sdoganato” da una sentenza del Tribunale di Roma (1278/13). Inoltre, va ricordato che costituisce reato anche l’alterazione delle monete. Infatti, con l’articolo 3, della decisione quadro del Consiglio dell’Unione Europea del 29 maggio 2000 è stato stabilito che “ciascuno Stato membro adotta le misure necessarie per assicurare che costituiscano reato le condotte seguenti: a) […] alterazione fraudolenta di monete, qualunque ne sia il modo”.
Invero, a livello italiano, l’alterazione di monete è un reato previsto dall’articolo 454 del codice penale, ma, più che verso il mero danneggiamento della moneta, tale articolo è rivolto contro chi compie alterazione con lo scopo di perpetrare attività illecita. Pertanto, a titolo esemplificativo, commette reato chiunque altera le caratteristiche fisiche e morfologiche delle monete per simulare degli errori di coniazione “genuini” e trarne profitto a discapito di ingenui collezionisti.
Tanto doverosamente premesso, va anche detto che la Zecca può anche compiere effettivamente degli errori e farli entrare accidentalmente in circolazione. Non si ritiene condivisibile la seguente affermazione riportata sul Corriere della Sera del 9 gennaio 2002 “per la Finanza, è impossibile accada [gli errori di coniazione, ndr.]: i macchinari sono estremamente sofisticati e calibrati per intercettare anche le più piccole anomalie, scartando il prodotto riuscito male”.
Infatti, non si deve dimenticare che l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato è pur sempre una Società per Azioni, con una logica di profitto, e tra le sue varie attività c’è appunto quella di produrre le monete da rivendere allo Stato italiano che paga un corrispettivo fisso per ogni pezzo consegnato. Pertanto, la Zecca dello Stato ha tutto l’interesse a ridurre al minimo le monete da scartare, in quanto costituiscono un costo di esercizio come per una normale impresa industriale. Questo fa sì che i livelli di qualità accettati siano spesso bassi, anche se lo Stato ha ovviamente l’interesse contrapposto di far circolare delle monete di elevata qualità.
Invero, va anche riconosciuto che negli ultimi anni le principali zecche mondiali hanno migliorato i loro impianti ed i sistemi di controllo di qualità e quindi ridotto la probabilità che errori di coniazione – soprattutto quelli maggiormente evidenti – entrino effettivamente in circolazione. Tuttavia, non è stato possibile azzerare completamente tale eventualità.
Al riguardo, si segnala che la Zecca statunitense il 4 agosto 2000 – in occasione della scoperta del clamoroso errore di coniazione meglio noto sotto il nome di “Sacagawea mule” (cfr. par. 2.B.10.) – diramò una storica dichiarazione di cui si riporta un breve estratto qui di seguito.
“The U.S. mint goes to great lengths to avoid making mistakes when it manufactures coins. In fact, in its 208-year history coin errors are a rare occurrence, but occasionally, misstrikes happen. We are proud of our track record and reputation as producers of the highest-quality coins in the world” (traduzione: la zecca statunitense fa di tutto per evitare di commettere errori quando fabbrica monete. Infatti, nei suoi 208 anni di storia gli errori di coniazione sono un evento raro, ma di tanto in tanto gli errori accadono. Noi siamo orgogliosi della nostra serie di successi e della nostra reputazione come produttori di monete della più alta qualità al mondo).
Ora, circoscritto il campo di trattazione di questa sezione del sito, bisogna stabilire un metodo per classificare gli errori di coniazione. A differenza di una collezione di monete ordinaria, nel caso specifico ha poco senso utilizzare come metodo di classificazione principale il valore facciale (1 lira, 2 lire, etc.), le impronte della moneta (100 lire Minerva I tipo, 100 lire Minerva II tipo, etc.) oppure il millesimo (50 lire 1954, 50 lire 1955, etc.).
Infatti, l’attributo essenziale che caratterizza gli errori di coniazione è la tipologia di errore (moneta decentrata, moneta ribattuta, etc.) e le altre caratteristiche sopra descritte assumono un’importanza secondaria, magari ai fini di una sotto-classificazione (es. collezione di monete decentrate divise per valore e millesimo).
Peraltro, ad essere rigorosi, ad un collezionista di errori di coniazione dovrebbe assumere un’importanza secondaria anche l’autorità emittente (Italia, Germania, Francia, etc.), in quanto, come detto, la prerogativa fondamentale è il tipo di errore. Tuttavia, è anche vero che quasi tutti i collezionisti tendono a concentrarsi normalmente sulla monetazione del proprio Stato d’origine.
Per questo motivo, anche in questo sito non ha senso seguire i classici metodi di classificazione utilizzati nei cataloghi di monete “normali”, bensì verrà seguita una classificazione per tipologia di errore, cercando di privilegiare – laddove possibile – gli errori della monetazione italiana.
Al riguardo, si segnala che negli Stati Uniti lo studioso Alan Herbert ha ideato un particolare metodo di classificazione denominato PDS, dall’acronimo delle tre parole Planchet – Die – Strike (traduzione: Tondello – Conio – Battitura) che peraltro coincide con l’acronimo delle tre zecche statunitensi: Philadelphia, Denver e San Francisco. Tale metodo – tra i più utilizzati al mondo – sottende una classificazione degli errori in tre macro-categorie che rispecchiano le tre principali fasi di produzione delle monete:
- Planchet (tondello): errori commessi nella fase di preparazione dei tondelli
- Die (conio): errori commessi nella fase di preparazione dei conî
- Strike (battitura): errori commessi nella fase di battitura dei tondelli.
Tuttavia, negli ultimi anni alcuni studiosi di errori di coniazione stanno cominciando a discostarsi da tale metodo di classificazione, introducendo alcune varianti, anche se viene quasi sempre rispettato il concetto di base. Ad esempio, lo studioso francese Jean-Claude Chort nel suo recente libro[1] ha proposto un’ulteriore suddivisione della terza categoria sopra descritta, al fine di dare maggior rilievo alla causa dell’errore, piuttosto che al momento in cui lo stesso avviene.
In particolare, Chort propone di distinguere la terza fase in: (i) vera e propria battitura materiale della moneta e (ii) montaggio e regolazione dei conî (compresa la virola) nella pressa monetaria. Infatti, mentre nel primo caso si tratta si un errore meccanico (la causa è la macchina) e l’errore è solitamente non ripetitivo, nel secondo caso si tratta, invece, di un errore umano (la causa è l’uomo) e l’errore è solitamente ripetitivo. Invero, la medesima sotto-suddivisione potrebbe essere effettuata anche per le altre due fasi. Tuttavia, come vedremo, in questi casi l’errore umano assume un’importanza marginale.
In questo sito verrà tuttavia seguito il metodo di classificazione tradizionale e quindi gli errori di coniazione saranno raggruppati in tre macro-categorie: (1) errori sul tondello, (2) errori sui conî e (3) errori di battitura. Inoltre, si precisa che, nell’ambito di ciascuna macro-categoria, saranno trattate le principali e le più frequenti tipologie di errori di coniazione.
Infatti, non sarebbe possibile, e avrebbe anche poco senso, descrivere tutte le tipologie di errori esistenti, visto che ogni giorno vengono scoperti nuovi errori e l’evolvere delle tecnologie di coniazione comporta normalmente la scomparsa o la riduzione di certi errori, ma anche la nascita di nuove tipologie.
Tuttavia, si può ragionevolmente ritenere che le tipologie qui trattate coprono circa il 90% degli errori di coniazione in circolazione o in commercio. Peraltro, laddove esistenti, a margine delle varie tipologie di errori saranno analizzati con un particolare grado di dettaglio i cd. “errori celebri” appartenenti alla tipologia di volta in volta trattata. Per errori celebri si intendono quegli errori normalmente riportati nei principali cataloghi o che comunque sono normalmente conosciuti dai collezionisti.
Infine, va ricordato che, a seconda della loro ripetitività, gli errori di coniazione si possono raggruppare idealmente in tre categorie:
- errori ripetitivi: l’errore si ripete uguale su una serie di monete (es. 2 centesimi 1915 “quattro mani”, 1000 lire 1997 “Germania divisa”, 100 lire 1972 “barretta”, etc.). In questa categoria, rientrano tendenzialmente la maggior parte degli errori sui conî e gli errori di battitura dovuti ad un errato montaggio o installazione della pressa;
- errori progressivi: lo stesso errore si manifesta su una serie di monete in modo progressivo (es. 5 lire 1969 con “1 capovolto”, 200 lire 1978 “mezza luna sotto il collo, etc.). In questa categoria, rientrano tendenzialmente alcune tipologie di errori sui conî, solitamente si tratta della frattura o della rottura di un conio;
- errori unici: l’errore si manifesta su una sola moneta con caratteristiche uniche (es. monete con battitura decentrata, monete con doppia battitura, etc.). In questa categoria, rientrano tendenzialmente quasi tutti gli errori sul tondello e gran parte degli errori di battitura, salvo quelli dovuti ad un errato montaggio o installazione della pressa.
A quest’ultimo riguardo, si è solitamente portati a ritenere che gli errori unici possano valere di più rispetto a quelli ripetitivi. Tale convinzione deriva solitamente dal fatto che nelle monete “normali” la tiratura è uno degli elementi principali che definisce la rarità di una moneta.
Solitamente una moneta con una tiratura bassissima è anche generalmente considerata molto rara. In realtà, ciò non è necessariamente vero nel caso degli errori di coniazione, visto che ci sono degli errori “unici” estremamente comuni e degli errori “ripetitivi” molto rari.
Si pensi ad esempio alle monete con battitura decentrata, per le quali è di fatto impossibile trovare due monete che presentano la stessa decentratura, visto che si possono sempre riscontrare delle piccolissime variazioni. Tuttavia, le monete con battitura decentrata sono riconosciute universalmente come un errore di coniazione comune.
Ciò è dovuto al fatto che la rarità di un errore di coniazione è maggiormente legata alla frequenza della tipologia di errore piuttosto che all’unicità della moneta con quell’errore. Per questo motivo una moneta battuta con un conio doppio (errore ripetitivo) è molto più rara di una moneta con doppia battitura (errore unico), in quanto la prima tipologia di errore si manifesta molte meno volte rispetto alla seconda.
Inoltre, va ricordato che gli errori di coniazione si possono combinare tra di loro, vale a dire una moneta può presentare più tipologie di errori di coniazione contemporaneamente (es. doppia battitura con brockage parziale), formando molteplici sotto-tipologie di errori.
Naturalmente, va osservato che ci sono delle tipologie di errori che sono incompatibili con altre tipologie e che quindi non potranno mai manifestarsi sulla stessa moneta (es. battitura debole con battitura forte). Inoltre, va considerato che una combinazione di errori ha quasi sempre un grado di rarità maggiore di ciascuna delle tipologie di errore in essa contenuta.
Pertanto, nell’acquistare monete con errori di coniazione è molto importante saper identificare correttamente la tipologia (o tipologie) di errore e conoscerne la relativa frequenza o rarità per poi poterne determinare il valore.
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[1] Jean-Claude Chort, Le monnayage et les monnaies fautées, Victor Gaudoury Editions, 2009, pag. 79.