Questa tipologia di errore è piuttosto comune ed implica la mancanza di certe parti della figura o della legenda impressa sul conio (es. cifre della data, il segno di zecca, la firma dell’incisore, etc). Talvolta questo errore viene confuso e denominato “conio stanco”, sottendendo una moneta battuta da un conio usurato. Qui sotto si può apprezzare una 500 lire “senza data”.
Tuttavia, va sottolineato che questa tipologia di errore, nella maggior parte dei casi, non deriva da un’usura del conio, visto che la causa principale è essenzialmente legata al liquido lubrificante, alla polvere metallica o a piccolissimi detriti di metallo che, durante la fase di battitura, si introducono nelle cavità del conio.
Infatti, come tutti i macchinari, anche la pressa necessita di un liquido lubrificante e alle volte può accadere che lo stesso finisca nella zona di battitura dentro le cavità del conio. In egual modo può succedere che della polvere metallica o dei piccolissimi detriti si inseriscono in qualche elemento della figura in incuso riportata sul conio. Se ciò si verifica, quando il tondello viene battuto, la cavità ostruita non sarà in grado di trasferire in tutto o in parte la sua immagine alla moneta. La zona ostruita può essere più o meno ampia e può riguardare anche un’intera scritta o un’intera figura.
Al riguardo, va osservato che, almeno nelle presse verticali, le ostruzioni si verificano più frequentemente sul conio inferiore e quindi sul rovescio della moneta. Ciò è dovuto semplicemente alla forza di gravità che rende meno “facile”, ma non impossibile, l’ostruzione del conio superiore. Inoltre, l’ostruzione si verifica normalmente nelle cavità più piccole e meno profonde del conio (firma dell’incisore, segno di zecca, millesimo, etc.), in quanto più agevolmente “ostruibili” in modo duraturo.
Infatti, l’ostruzione della cavità può durare da un paio di battute fino ad alcune decine di migliaia di battute (creando il medesimo errore su molte monete) e ciò a seconda del materiale (liquido o solido) che ha ostruito la cavità ed il conio interessato (superiore o inferiore). Infatti, il liquido lubrificante dopo poche battute solitamente scompare, mentre i detriti e/o la polvere metallica possono ostruire più a lungo la cavità. Inoltre, l’ostruzione dura più a lungo se riguarda il conio inferiore rispetto al conio superiore, sempre per effetto della forza di gravità che tende ad espellere il materiale estraneo. In rari casi, può accadere che il materiale estraneo dopo una serie di battute divenga compatto e assuma la forma della cavità in cui si è insinuato.
Se successivamente si stacca dal conio e si appoggia al tondello, la moneta coniata successivamente al distacco presenterà una lettera, un numero o un disegno aggiuntivo (in incuso) creando un errore raro e molto ricercato.
Nella foto qui a fianco si può apprezzare una moneta da 50 lire 1955 con a cifra “5” aggiuntiva in incuso a fianco della data. Nel caso in cui la lettera o il numero secondario vengono impressi sul campo della moneta (come nel caso di specie), l’autenticazione dell’errore è molto difficile. Viceversa, laddove venga impresso a cavallo di un’impronta, l’autenticazione è molto più agevole.
Infine, si segnala che la mancanza di alcune parti del disegno della moneta può essere dovuta anche ad un’altra causa. In particolare, al fine di “risparmiare” sul ricambio dei conî, in certi casi le zecche utilizzano la tecnica della lucidatura per prolungare la vita utile del conio. Talvolta, tale operazione può avere un effetto abrasivo sulle parti meno pronunciate del conio.
A parte casi particolari, tra i quali quello illustrato sopra del numero in incuso aggiuntivo, gli errori di coniazione derivanti da un conio parzialmente ostruito sono molto comuni e si trovano facilmente anche tra le monete in circolazione. Pertanto, non hanno generalmente un grosso valore aggiunto e non interessano molto i collezionisti di errori di coniazione. Infatti, nella produzione di massa delle monete destinate alla circolazione, neanche la Zecca li considera errori e gli stessi non vengono solitamente scartati, in quanto il livello di qualità comunemente accettato consente che ci possano essere piccole imperfezioni di questo tipo.
L’errore celebre: 20 lire 1970 “P anziché R”
L’errore di coniazione presente sulle 20 lire 1970 e denominato “P anziché R” consiste essenzialmente nella graduale ostruzione della “gambetta” che forma la lettera “R” del segno di zecca. Peraltro, va osservato che tale lettera “R” presentava già di per sé allo stato “normale” la gambetta più sottile e meno pronunciata rispetto al resto della forma grafica della lettera (cfr. dettaglio figura n. 1 sopra riportata).
Nella figura di dettaglio numero 2 e 3 riportate qui sopra si può apprezzare il processo di otturazione della gambetta, che alla fine sparisce completamente. Il fatto che si possano riscontrare più monete che mostrano la progressione dell’errore esclude la possibilità che già il conio fosse difettoso. Infatti, l’errore dev’essere sicuramente maturato durante la fase di battitura e l’ipotesi più accreditata è appunto l’ostruzione parziale del conio. Inoltre, il fatto che l’ostruzione abbia riguardato il conio inferiore, ha probabilmente determinato un prolungamento della durata dell’ostruzione e la coniazione di molte monete con il medesimo errore.
Si tratta di un errore piuttosto comune e che si può riscontrare facilmente anche in altri millesimi della stessa moneta da 20 lire. Pertanto, non si capisce come mai solo questa moneta sia così ricercata dai collezionisti. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che, a differenza di altri errori simili, questo viene riportato nei principali cataloghi di monete.
E’ interessante notare che varie monete che presentano questo errore sono state inserite anche nelle serie divisionali della Zecca Italiana del 1970. Infine, a titolo di curiosità si segnala che questa moneta è stata scelta da Giovanni Attardi per la copertina del suo libro “Varianti ed errori nelle monete della Repubblica Italiana”, 2002.
Ultimo aggiornamento: 30 luglio 2021