Cd – Conio usurato

L’utilizzo prolungato può ovviamente determinare anche un’usura del conio. Invero, in linea di principio, prima che il conio inizi ad usurarsi, lo stesso dovrebbe essere sostituito dall’addetto alla pressa. Tuttavia, per motivazioni di carattere economico, può capitare che il suo utilizzo venga prolungato, anche grazie alle operazioni di lucidatura accennate sopra.

Pertanto, può capitare che delle monete vengano coniate da conî usurati. Al riguardo, si ricorda che i conî sono leggermente convessi e, di conseguenza, la parte centrale è quella soggetta ad uno stress maggiore e ad un’usura più veloce. Inoltre, il conio superiore (quello che batte solitamente il dritto della moneta) è soggetto ad un’usura più veloce rispetto al conio inferiore.

Oltre alle impronte più evanescenti, uno dei tipici segni dell’usura sono degli aloni lucidi nel campo della moneta che spesso assumono la forma di “raggi” che vanno dal centro della moneta verso l’esterno oppure di porosità sulla superficie della moneta (cd. “superficie a buccia d’arancia”). Qui sotto si può apprezzare a sinistra una 100 lire 1998 che presenta una tipica superficie a buccia d’arancia soprattutto in prossimità della scritta “REPVBBLICA” e a destra una 100 lire 1979 con evidenti raggi radiali. Si noti in quest’ultima moneta anche l’evanescenza nella parte centrale che, come detto, costituisce un altro segno tipico di usura del conio.

Un altro segno molto frequente dell’usura del conio è costituito dal cosiddetto “doppio bordo”. Come più volte sottolineato, la leggera convessità del conio spinge il metallo del tondello dal centro verso l’esterno per poi fermarsi lungo il bordo. A lungo andare, dopo centinaia di migliaia di battute, questo “flusso” di metallo può portare ad una deformazione plastica del conio in prossimità del bordo, soprattutto se la pressione di battitura è più alta rispetto all’usuale, ad esempio perché è stato fissato un tonnellaggio maggiore oppure perché la distanza minima tra i due conî è inferiore rispetto alla norma. Qui sotto si può apprezzare una moneta da 10 centesimi di euro del 2002 che presenta un evidente doppio bordo su entrambe le facce della moneta.

Nelle 500 lire bimetalliche il doppio bordo, oltre che in prossimità del bordo, si può sviluppare anche all’interno nel disco centrale in bronzital. Ciò è dovuto alla doppia convessità del conio che crea una prima barriera al fluire del metallo dal centro verso l’esterno. Soprattutto quando la doppia convessità è più accentuata del normale, nel punto in cui inizia la rima convessità si viene a creare un maggiore stress per il conio che, in una prima fase, forma una fascia circolare di piccoli raggi radiali. Nella fase successiva, si inizia a generare una deformazione plastica che conio creando una scanalatura circolare (nella moneta sarà ovviamente in rilievo) associata ai raggi radiali. Infine, nell’ultima fase la scanalatura sul conio si accentua e viene a formarsi un doppio bordo interno. In inglese viene chiamato “ridge ring” che tradotto in italiano prende la denominazione tecnica di “anello di cresta”.

Questa tipologia di errore è molto frequente nelle 500 lire 1993 Banca d’Italia del secondo tipo (con impronte piccole e firma dell’incisore “GROSSI” grande). Probabilmente, la Zecca – visti i difetti riscontrati nella coniazione della 500 lire 1993 Banca d’Italia del primo tipo (con impronte grandi e firma dell’incisore “GROSSI” piccola) – ha aumentato la convessità interna del conio, oltre a rimpicciolire le impronte. Ciò al fine di favorire la completa unione tra i due tondelli, ma al contempo con l’effetto indesiderato di favorire la formazione di un doppio bordo interno.

Sdoppiamento da usura

Una particolare forma di usura del conio è quella dello sdoppiamento da usura del conio (die deterioration doubling in inglese). Similmente allo sdoppiamento da danno meccanico, questa tipologia di errore è generalmente confusa con un errore da conio doppio, che invece è molto più raro, oppure ancora più banalmente con una doppia battitura. Invece, a sostanziale differenza dallo sdoppiamento da danno meccanico, l’errore in parola non si origina per effetto della battitura, bensì è legato ad un problema sul conio. In particolare, come è già stato evidenziato, dopo centinaia di migliaia di battiture la superficie del conio può cominciare a mostrare gli effetti di un suo deterioramento.

Siccome con la battitura il metallo viene spinto dalla pressione dentro le cavità del conio, quest’ultime sono sottoposte ad un forte stress e gradualmente gli angoli più acuti iniziano ad erodersi.

In altre parole, il bordo delle impronte, e nello specifico gli elementi della figura più stretti ed in rilievo (come lettere o numeri), iniziano ad arrotondarsi e a smussarsi formando delle depressioni vicino tali impronte.

Naturalmente queste nuove cavità secondarie – solitamente meno profonde della cavità principale da cui si originano – formeranno delle immagini in rilievo sulla superficie della moneta. Inoltre, visto che queste impronte secondarie sono vicine alle impronte primarie, si può originare un effetto di sdoppiamento dell’immagine che prende il nome di “sdoppiamento da usura del conio”.

Questo effetto può assumere diversi tipi di forme. Solitamente questo  sdoppiamento ha un aspetto più tondeggiante, meno regolare e più “tozzo” rispetto allo sdoppiamento da danno meccanico e le impronte secondarie possono coinvolgere entrambi i lati dell’impronta principale (cfr. immagine qui a lato – fusto dell’albero d’ulivo delle 100 lire Minerva). Inoltre, nella maggior parte dei casi l’orientamento dello sdoppiamento è verso il bordo, proprio perchè lo stesso si origina dal fluire del metallo dal centro verso il l’esterno.

Al riguardo, va anche osservato che nella monetazione italiana questo effetto tende ad assumere una forma più regolare e lineare rispetto ad altre monetazioni estere e questo è essenzialmente dovuto al fatto che i conî impiegati dalla zecca italiana venivano (e probabilmente vengono tutt’oggi) ricoperti da un sottile strato di nitruro di cromo che rende più resistente la superficie. Ciò rende ancora più difficile distinguere questo effetto dai danneggiamenti da schiacciamento e quindi è utile ricercare altri marcatori che ne confermino l’origine.

Qui sotto si può apprezzare una bella 20 lire 1970 (collezione Joel Gerard) che presenta un evidente sdoppiamento da usura sulla data e sul valore. Da notare come lo sdoppiamento sia associato ad altri “effetti” tipici di un’usura del conio (la superficie a “buccia d’arancia” e la distorsione delle impronte ed in particolare il SdZ) e come l’orientamento dello sdoppiamento sia verso il bordo.

 


L’errore celebre: 200 lire “collo lungo”

L’effetto “collo lungo” viene spesso erroneamente considerato una variante di conio, ma in realtà si tratta banalmente di una conseguenza derivante dall’utilizzo prolungato del conio e quindi da una sua usura.

Nella moneta riportata qui sopra la causa dell’errore è particolarmente evidente, anche grazie alla presenza di un altro effetto tipico di un conio usurato, vale a dire i “raggi” radiali presenti sul dritto della moneta.

Sia i raggi che il prolungamento del conio sono originati dai solchi presenti sulla superficie del conio superiore, a loro volta causati dal continuo defluire del metallo dei tondelli coniati dal centro verso l’esterno. Infatti, la pressione esercitata dalla compressione dei conî e la loro forma leggermente convessa fa si che il metallo del tondello tenda a defluire verso l’esterno. A lungo andare, ciò determina dei solchi radiali sulla superficie del conio. Nel caso delle 200 lire, dove il collo delle figura femminile posta al dritto ha un’estremità appuntita, il metallo defluendo sulla cavità del collo e confluendo su quella estremità appuntita tenderà a prolungarla creando il celebre effetto “collo lungo”.

Questa tipologia di errore è riscontrabile in vari millesimi. La foto sopra riportata è relativa ad una moneta del 1979.


L’errore celebre: 200 lire 1979 “testa pelata”

Le 200 lire 1979 “testa pelata” rappresentano un tipico esempio di conio superiore usurato. Al riguardo, va innanzitutto osservato che la zona dei capelli del diritto delle 200 lire rappresenta un particolare punto debole di questa moneta.

Infatti, si tratta di una zona molto elaborata, con delle scanalature profonde molto ravvicinate e posizionate al centro della moneta. Come è già stato evidenziato, il conio superiore, che è solitamente deputato a coniare il dritto della moneta, è maggiormente soggetto ad usura ed in particolare nella zona centrale, a causa della convessità del conio.

Inoltre, la presenza delle scanalature dei capelli favoriscono l’inserimento di materiali estranei che spesso portavano alla parziale ostruzione del conio.

Per tutti questi motivi, in molte monete da 200 lire la zona dei capelli risulta spesso poco nitida e all’apparenza “consumata”. Inoltre, nell’esemplare riportato qui sopra si può notare il noto fenomeno del “collo lungo” che, come analizzato, è un altro classico segno di usura del conio sulle monete da 200 lire.

Visto che deriva da un’usura del conio, questa tipologia di errore “testa pelata” si può riscontrare in vari millesimi, sebbene il millesimo più conosciuto è quello del 1979.