Oltre che nelle fasi di produzione del tondello e di produzione dei conî, anche nella fase di battitura della moneta si possono ovviamente verificare degli errori. Peraltro, gli errori di battitura sono molto desiderati dai collezionisti, in quanto più evidenti e solitamente riconoscibili ad occhio nudo, anche dai meno esperti. Tuttavia, ciò implica che, salvo casi particolari – di cui parleremo nel prosieguo del libro – gli errori di questa tipologia vengono facilmente identificati dai rigorosi controlli di qualità della zecca, soprattutto con riferimento alle monetazioni moderne.
Di conseguenza, questi errori di coniazione sono estremamente difficili da trovare nelle monete in circolazione, se non nelle forme più lievi. Forse in passato – soprattutto con riferimento alla monetazione del Regno – un’uscita involontaria di questi errori era più probabile sia perché i controlli erano meno stringenti sia perché le monete venivano spedite alle Tesorerie provinciali in appositi sacchetti contenuti in barili di metallo.
Invece, oggi le monete in euro escono dalla zecca confezionate in appositi rotolini, quindi eventuali deformazioni che alterano le dimensioni standard della moneta in modo sensibile verrebbero facilmente identificate. Si deve quindi presumere che la quasi totalità delle monete in euro (e gran parte delle monete in lire) con varie tipologie di errori di battitura reperibili sul mercato siano uscite dalla zecca non per essere destinate alla circolazione, bensì ad opera di qualche addetto che le ha sottratte dagli scarti di produzione.
Gli errori di battitura vengono solitamente suddivisi in due categorie in base alla loro causa: (1) quelli derivanti da un malfunzionamento della pressa durante l’operazione di battitura e (2) quelli che dipendono da un errato montaggio o regolazione della pressa. I primi sono solitamente errori non ripetitivi, mentre i secondi sono generalmente errori ripetitivi.