Battitura con conî mal posizionati (ruotati o disallineati)
Come molti già sapranno, le due facce di una moneta moderna presentano un angolo di rotazione ben preciso e predeterminato, che dipende dalla tipologia di moneta.
Per convenzione l’asse della moneta (e le sue eventuali rotazioni) si determina sulla base del dritto. In particolare, va desunto tenendo la moneta tra le dita osservandone il dritto in posizione corretta e poi, facendola ruotare lateralmente, se ne osserva il rovescio.
Se anche il rovescio è nella posizione corretta, l’asse è a 0° ovvero a ore 12:00 e viene denominato asse “alla tedesca” o asse “a medaglia”. Invece, se il rovescio è in una posizione capovolta, l’asse è a 180° ovvero a ore 06:00 e viene denominato asse “alla francese” o asse “a moneta”.
Nella stragrande maggioranza dei pezzi coniati dopo che si generalizzò nelle zecche di tutta Europa l’uso delle presse e dei torchi a bilanciere, troveremo l’allineamento “a moneta”. La denominazione deriva appunto dalle modalità di coniazione più ricorrenti nella maggior parte della monetazione moderna e cioè il ribaltamento degli assi nelle monete (facce invertite), mentre generalmente le medaglie hanno le facce tra loro parallele. Fanno eccezione le monete emesse dall’Unione europea (euro e centesimi di euro), dove entrambe le facce mantengono il medesimo orientamento.
A titolo esemplificativo:
- la moneta da 1 lira ha di regola l’asse “a 180°” ovvero “a ore 12:00”;
- la moneta da 1 euro ha di regola l’asse “a 0°” ovvero “a ore 06:00”.
In determinati casi, l’asse della moneta può essere ruotato rispetto allo standard e sempre convenzionalmente l’asse ruotato è attribuito al rovescio (infatti, in lingua inglese questo errore è denominato rotated reverse). In realtà, in alcune “famose” monete l’asse ruotato viene attribuito al dritto: 5 lire 1989 timone rovesciato (il timone si trova al dritto) oppure 10 lire del 1991 aratro rovesciato (l’aratro si trova al dritto).
A differenza di quello che comunemente si pensa, la rotazione del conio può riguardare sia il conio superiore che il conio inferiore. Tuttavia, quasi sempre è impossibile stabilire quale dei due conî era ruotato in fase di battitura. Invero, se associato ad altre tipologie di errore, il conio ruotato può essere identificato e nella maggior parte dei casi si tratta del conio superiore che solitamente riporta il disegno del dritto.
Questa tipologia di errore può verificarsi essenzialmente per tre motivi:
- errata installazione dei conî sulla pressa, vale a dire uno dei due conî ovvero entrambi non sono collocati nel giusto orientamento;
- scorretto “smussamento” della base del conio;
- spostamento del conio durante la fase di battitura.
Mentre nei primi due casi l’errore di disallineamento riguarda tutte le monete coniate da quella coppia (disallineata) di conî ed i gradi di rotazione dell’asse rimangono costanti (cosiddetta “rotazione statica”). Nel terzo caso, l’errore da disallineamento non è ripetitivo, ma dinamico, vale a dire i gradi di rotazione cambiano nelle varie monete coniate da quella coppia di conî (cosiddetta “rotazione dinamica”).
Venendo ora alla prima causa di rotazione, la stessa è piuttosto intuitiva e deriva da un errore umano. In particolare, l’addetto nel fissare i due conî sulla pressa non li colloca nel giusto orientamento. Tutte le monete coniate con quel conio mal posizionato presenteranno ovviamente l’asse ruotato.
La seconda causa è, invece, meno intuitiva e necessita di una spiegazione più approfondita.
Proprio al fine di evitare il problema della rotazione dei conî, alcune presse più moderne sono predisposte per accogliere dei conî che presentano una “smussatura” sulla base del conio. Tale “smussatura” costituisce una sorta di “punto di riferimento” utilizzato per fissare con esattezza il conio alla pressa.
Figura 236 – Fonte: templemountcenter.com |
Solitamente la “smussatura” viene effettuata con una apposita macchina fresatrice che “smussa” contemporaneamente una serie di conî della stessa moneta posti uno in fila all’altro.
E’ stato riscontrato che l’utilizzo di questa tecnica riduce notevolmente la probabilità che si verifichi un errore di rotazione dell’asse delle monete coniate.
Ciò posto, può comunque capitare che il cilindro del conio sia mal posizionato nella macchina fresatrice e che quindi il conio risulti (più o meno) ruotato. Tutte le monete coniate con quel conio presenteranno ovviamente l’asse ruotato.
Al riguardo, va precisato che questa tecnica di smussamento dei conî non è utilizzata da tutte le zecche. Non si hanno informazioni a disposizione per stabilire se anche la Zecca italiana attualmente impieghi questa tecnica. Tuttavia, con l’introduzione dell’euro è stato riscontrato una notevole riduzione di questa tipologia di errore e questo potrebbe essere un indizio (ad oggi non confermato) dell’impiego di questa tecnica o di una similare.
Infine, la terza causa che può determinare la rotazione dell’asse della moneta è uno spostamento del conio durante la fase di battitura. Ciò può avvenire perché, a seguito di numerose battiture e delle vibrazioni della pressa, il morsetto e/o le viti che tengono il conio fissato alla pressa iniziano ad allentarsi ed il conio a ruotare leggermente oppure perché si rompe la base del cilindro del conio ancorata alla pressa. In questi casi, la posizione del conio può cambiare numerose volte e le monete battute dalla stessa coppia di conî presenteranno diversi gradi di rotazione.
Questa terza causa è forse quella più ricercata dai collezionisti in quanto determina la possibilità di poter costruire una sorta di progressione, vale a dire diversi gradi di rotazione della stessa moneta e dello stesso anno.
Per quanto riguarda la misurazione dei gradi di rotazione ci sono due tecniche:
- la prima tecnica consiste nell’utilizzare una scala da 0° fino a 360° misurando la rotazione in senso orario, in considerazione del fatto che non è possibile stabilire in che direzione il conio ha effettivamente ruotato. Pertanto, immaginando che il conio abbia ruotato di 30° in senso antiorario, secondo questa tecnica la moneta presenterà una “rotazione di 330°”;
- la seconda tecnica consiste invece di utilizzare una scala da 0° fino a 180° indicando la rispettiva direzione (in senso orario od in senso antiorario). Pertanto, immaginando che il conio abbia ruotato di 330° in senso antiorario, secondo questa tecnica la moneta presenterà una “rotazione di 30° in senso orario”.
Come si può vedere dagli esempi, entrambe le tecniche non sono perfette e possono non esprimere la reale situazione della rotazione.
Tuttavia, siccome è stato riscontrato dagli studiosi[1] che il grado di rotazione più raro è quello di 180° e che la rarità diminuisce mano a mano che ci si avvicina alla posizione corretta (vale a dire 0°), si ritiene che la migliore tecnica di misurazione sia la seconda anche se nel nostro Paese è più diffusa la prima tecnica.
Naturalmente, quanto detto circa la rarità della rotazione vale per gli errori generati dalla terza causa illustrata sopra e non vale per la prima o seconda causa. Pertanto, non deve stupire che alcune monete con una rotazione di 180° (es. 5 lire 1989 timone rovesciato, 100 lire 1979 FAO, 100 lire 1994, etc.) siano più comuni rispetto ad altre di annualità differenti. Conseguentemente, una moneta che presenta una rotazione statica di 180° è molto meno rara rispetto ad una moneta con una rotazione dinamica di 180°; tuttavia, non è agevole distinguere la natura della rotazione se non attraverso uno studio della coppia dei coni che l’ha prodotta.
Va inoltre precisato che delle rotazioni ridotte (fino 15° in senso orario ed antiorario) rientrano nei limiti di tolleranza delle principali zecche e pertanto non vengono considerati tecnicamente degli errori.
Ciò posto, gli errori di rotazione dell’asse possono essere raggruppati in quattro gruppi con un ordine crescente di rarità: gruppo 1 (da 15° a 45°), gruppo 2 (da 45° a 90°), gruppo 3 (da 90° a 135°) e infine gruppo 4 (da 135° a 180°), che è ovviamente quello più raro e ricercato dai collezionisti.
Per quanto riguarda il rilevamento dei gradi di rotazione dell’asse della moneta (secondo la prima tecnica sopra descritta), i primi ad aver introdotto una modalità pratica di misurazione sono stati i coniugi Van Allen che nel 1991 hanno pubblicato un piccolo libro intitolato “Rotated Die Coin Measurements” con in dotazione un piccolo strumento di plastica (Rota Flip) che consentiva, anche ai meno esperti, il rilevamento dei gradi di rotazione.
In ambito domestico, il primo ad illustrare un metodo pratico di misurazione dei gradi di rotazione (secondo la seconda tecnica sopra descritta) è stato nel 2002 Giovanni Attardi nel suo libro “Varianti ed errori nelle monete della repubblica italiana” con in dotazione un cartoncino con una tavola goniometrica sessagesimale.
Oltre che una rotazione dell’asse, un posizionamento errato di uno o tutti e due i conî può determinare una battitura disallineata (o anche detta decentrata).
Questa tipologia di errore non va confusa con la battitura decentrata dove il decentramento è causato da un mal posizionamento del tondello nella fase di battitura e coinvolge entrambe le facce della moneta. Una moneta disallineata deriva da un mal posizionamento di solo uno dei due conî nella fase di battitura e coinvolge una sola faccia della moneta. Di regola, il conio disallineato è quello superiore, in quanto il conio inferiore è fissato con la virola e risulta alquanto improbabile un suo disallineamento. Pertanto, la faccia disallineata nella maggior parte dei casi sarà il dritto visto che solitamente corrisponde al conio superiore.
Il disallineamento del conio (superiore) non è sempre dovuto ad un errore dell’addetto all’installazione dei conî, siccome anche in questo caso lo stesso può derivare dalle vibrazioni della pressa o dalle violente sollecitazioni a cui è soggetto il conio (superiore) nelle numerose battiture. Infatti, come detto, dette vibrazioni possono allentare il morsetto e/o le viti che tengono fissato il conio alla pressa.
Ciò implica che il conio superiore non sarà centrato rispetto al conio inferiore e le monete coniate presenteranno una faccia (solitamente il dritto) leggermente decentrata. Invece, l’altra faccia sarà ben centrata e il contorno sarà regolare.
Figura 237 – 10 lire 1950 con dritto leggermente disallineato |
Le monete che presentano questa tipologia di errore possono essere trovate “facilmente” anche tra le monete in circolazione, in quanto hanno una forma regolare e possono quindi sfuggire ai controlli di qualità della Zecca. Similmente alle monete con battitura decentrata, questa tipologia di errore può essere catalogata in base alla percentuale di disallineamento (spesso molto bassa) e alla posizione del disallineamento. Le monete con (solo) il dritto disallineato cominciano ad avere un interesse numismatico e possono considerarsi collezionabili quando l’impronta fuoriesce dal bordo.
Infine, si segnala che nei rari esemplari in cui la percentuale di disallineamento è abbastanza elevata, può accadere che nell’altra faccia (centrata) della moneta la zona opposta alla zona decentrata non riporti le impronte o le stesse siano evanescenti (cfr. Figura 238). Ciò è evidentemente dovuto al fatto che nella zona dove non c’è stato alcun contatto con il conio superiore non è stata esercitata una pressione sufficiente a far comparire le impronte del conio inferiore.
Figura 238 – A sinistra 20 centesimi esagono 1918 con dritto disallineato (frecce nere), sul rovescio nella zona opposta al disallineamento la minore pressione di battitura lascia intravedere le impronte del nichelino umbertino (frecce blu). A destra 20 centesimi 1942 con dritto disallineato (frecce nere), sul rovescio nella zona opposta al disallineamento è presente una forte evanescenza dovuta alla minore pressione di battitura |
L’errore celebre: 5 lire 1989 timone rovesciato e 10 lire 1991 aratro rovesciato
Nella monetazione italiana repubblicana ci sono due monete “celebri” che presentano questa tipologia di errore: le 5 lire 1989 timone rovesciato e le 10 lire 1991 aratro rovesciato. In entrambi i casi si tratta di rotazioni ad ore 06:00 (180°). In altri termini, le due monete in parola sono state coniate (erroneamente) con la tecnica “alla tedesca”, invece di essere coniate con la tecnica “alla francese”.
Sebbene non ci siano riscontri ufficiali, vista la grande quantità di monete che presentano lo stesso grado di rotazione, è molto probabile che l’errore sia derivato da un errato posizionamento di uno dei due conî all’interno della pressa.
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[1] Doug Fariss, The collector’s guide to die rotated coins, 1979.