Monete annullate
Come qualsiasi altra impresa industriale che realizza dei prodotti “sensibili”, anche la zecca ha migliorato nel tempo gli strumenti e la procedure per verificare la qualità delle monete e la loro conformità alle caratteristiche riportate nel decreto che ne autorizza la coniazione.
Figura 247 – Rullo per annullamento | Figura 247bis |
Pertanto, la maggior parte degli errori di coniazione che sono realizzati all’interno della zecca vengono ovviamente “intercettati” grazie appunto alle predette misure di controllo di qualità e non sono quindi destinati ad entrare in circolazione insieme alle altre monete “normali”. Infatti, il loro destino è quello di essere “annullati” ed eventualmente di essere riconsegnati al fornitore di tondelli o ad altra azienda, affinché vengano rifusi e riutilizzati, ovviamente laddove ciò sia possibile.
Le tecniche utilizzate dalle varie zecche per “annullare” le monete sono diverse e cambiano con il passare del tempo. Tuttavia, una delle tecniche maggiormente utilizzate è quella di “marcare” le monete difettose o comunque non conformi in modo tale da cancellarne le impronte poste su entrambe le facce. Tale marcatura avviene solitamente comprimendo le monete con un’apposita pressa che riporta sulla sua superfice delle figure geometriche (es. rombi, quadrati, rettangoli, etc.). In molti casi la pressa ha la forma di un rullo compressore (cfr. Figura 247) al di sotto del quale vengono fatte scorrere – attraverso un apposito nastro trasportatore – le monete difettose.
Una volta annullate, le monete vengono raccolte in appositi contenitori (cfr. Figura 247bis) e poi vengono spedite all’esterno per essere rifuse.
Qui sotto sono riportate le immagini di due monete del Regno d’Italia annullate (Buono da 1 lira e 20 centesimi libertà librata).
Come si può vedere, da un lato le due monete presentano una sorta di reticolo in rilievo (cd. “nido d’ape”) prodotto dalla pressa utilizzata per l’annullamento e dall’altro lato la figura è molto evanescente. Tale evanescenza è dovuta alla pressione della pressa di annullamento che ha “disteso” e “spianato” i contorni in rilievo dell’immagine. Ad oggi, non si hanno ancora delle conferme ufficiali circa l’impiego da parte della Zecca di apposite presse a rullo per effettuare le operazioni di annullamento, anche se ciò – a mio parere – è molto probabile.
Durante la monetazione repubblicana, sembra che la Zecca abbia utilizzato anche un’altra pressa per annullare le monete – anche in questo caso è probabile che si tratti di una pressa a rullo – e che generava una “marchiatura” differente (cfr. immagini qui sotto).
Dalla lettura del “Regolamento per la fabbricazione e l’emissione delle monete” (D.T. 30 luglio 1983), si trova traccia di questa procedura. In particolare, nella nomenclatura si fa riferimento ad un’operazione di “schiacciamento” volta a demonetizzare le monete e nel definire la moneta deformata a seguito di tale processo utilizza la seguente locuzione “sottile ovale a facce piane“. Tutto ciò porta a confermare l’impiego da parte della Zecca di una pressa a rullo per effettuare le operazioni di annullamento.
Le monete annullate non costituiscono ovviamente degli errori di coniazione e l’originalità dell’annullamento è impossibile da verificare con assoluta certezza, visto che detta operazione può essere facilmente riprodotta anche al di fuori dei locali della Zecca.
Peraltro, in commercio si trovano spesso in vendita delle pseudo monete annullate che sono state alterate con appositi macchinari non appartenenti alla Zecca. La tipologia più frequente è quella che presenta dei cerchi concentrici (cfr. immagine qui sotto).
In considerazione della difficoltà di autenticazione, le monete “annullate” vengono solitamente collezionate esclusivamente a titolo di curiosità.
Al riguardo, si pensi che una di queste monete era presente anche nella prestigiosa collezione del generale Renato Rocca andata dispersa con l’asta Negrini del 28 aprile 1999. In particolare, si trattava di una moneta da 2 lire del 1939 XVII così descritta nel catalogo: “tondello più largo e non godronato. Segni evidenti di annullamento”.
Conî annullati
Dopo essere stati utilizzati per un determinato numero di battiture i conî vengono sostituiti da altri conî al fine di garantire un certo standard di qualità delle monete coniate. Una volta fuori servizio, i conî vengono annullati e solitamente distrutti dalla Zecca per evitare che possano essere sottratti e utilizzati per finalità criminali.
In particolare, il citato “Regolamento per la fabbricazione e l’emissione delle monete” (D.T. 30 luglio 1983), all’art. 9 prevede che i conii non più idonei all’uso vengono deformati periodicamente alla scadenza di ciascun trimestre; di detta operazione viene redatto apposito processo verbale, firmato anche dal direttore dell’ufficio di controllo Tesoro. Alla fine di ciascun anno solare, vengono egualmente deformati tutti i conii recanti l’indicazione dell’anno medesimo e viene redatto apposito verbale da cui risulti il numero dei conii fabbricati nell’anno nonchè il numero di quelli deformati durante l’anno e di quelli deformati alla fine dell’anno medesimo. Un originale di quest’ultimo verbale dev’essere inviato alla Direzione generale del Tesoro.
Esistono varie tecniche per annullare i conî tra le quali si ricordano:
- eliminazione della faccia del conio: la faccia del conio – vale a dire la zona dove sono riportate le impronte – viene rimossa attraverso un taglio del conio. Una volta eliminata la faccia, l’unico modo per riconoscere di che conio si tratta è quello di misurare il diametro oppure verificare il codice riportato sulla base del conio;
- fusione della faccia del conio: la faccia del conio viene fusa attraverso una fiamma ossidrica e quindi una volta raffreddata la stessa risulterà completamente “distorta”. A volte possono rimanere visibili alcune tracce delle impronte;
- imprimendo una “X” sulla faccia del conio: con una fresa viene impressa una “X” sulla faccia del conio. Questa è la tecnica che consente di lasciare maggiormente visibili le impronte;
- abrasione della faccia del conio: la faccia del conio viene raschiata fino a rimuovere integralmente o quasi le impronte.
Conio senza faccia | Conio con faccia fusa | Conio con cancellazione ad “X” | Conio raschiato |
Da alcune ricerche risulta che la Zecca italiana utilizzi (o quanto meno abbia utilizzato) la tecnica dell’abrasione del conio. La conferma di ciò deriva dall’osservazione di alcune monete che sono state battute utilizzando dei conî annullati. Naturalmente si tratta di errori creati ad arte da addetti della Zecca, ma che sono utili per stabilire appunto le modalità con cui venivano annullati i conî.
Particolare di un conio “raschiato”. La freccia nera indica una porzione di impronte ancora visibili | 1 lira 1990 con seconda battitura uniface decentrata effettuata con un conio di dritto annullato attraverso raschiatura | 2 lire 1986 con seconda battitura uniface decentrata effettuata con un conio di dritto annullato attraverso raschiatura |
20 lire 1990 battuta con conio di dritto annullato attraverso raschiatura |